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Mi chiamo Vicky Short e vivo in Colorado (USA). Nel 1998, un mese prima del mio ventottesimo compleanno, mi era stato diagnosticato il diabete di tipo 1, detto anche diabete giovanile o insulino-dipendente. Non è stato facile imparare a tenere sotto controllo il livello di glicemia nel sangue con iniezioni di insulina, un’alimentazione corretta e l’esercizio fisico, specie in considerazione del fatto che ogni piccolo cambiamento nei vari fattori cui dovevo stare attenta ha un effetto nell’innalzare o abbassare i livelli di concentrazione di glucosio nel sangue.
Una sera del 2004, mentre mi preparavo per andare a letto, non avevo ancora idea del fatto che il mio livello di glicemia potesse calare pericolosamente durante la notte. Ricordo che erano le 22:00 circa. I miei due bambini stavano già dormendo nelle loro camere e mio marito era uscito. Mi ero messa a letto, avevo chiuso gli occhi e mi ero addormentata anch’io. Ricordo di essermi svegliata all’improvviso con la chiara percezione di aver abbandonato il corpo fisico. Il mio primo pensiero fu: «Questa è un’esperienza fuori dal corpo!» Avevo sempre avuto esperienze di OBE, per cui quello che stava avvenendo mi sembrò sulle prime una delle mie “normali” esperienze: non sospettavo che potesse preludere a una vera e propria esperienza di premorte o NDE.
Tuttavia le cose presero presto una piega diversa dal solito. La chiarezza e limpidezza dei miei pensieri, delle mie emozioni e della mia stessa consapevolezza erano sbalorditivi e mi colmavano di energia. La sensazione che provavo era meravigliosa e incredibilmente entusiasmante.
Ricordo di essere rimasta sospesa sopra il corpo fisico in posizione supina per qualche istante, crogiolandomi nella sensazione di quanto fosse meraviglioso essere libera dal corpo fisico. La mia mente era sgombra da qualsiasi altro pensiero.
Poi con la coda dell’occhio notai qualcosa che catturò la mia attenzione: si trovava alla mia destra e leggermente sopra di me. Mi girai a guardare: era una luce meravigliosa e brillante. Era senz’ombra di dubbio la cosa più bella che avessi mai visto nella mia vita. Non so immaginare nulla di più perfetto e meraviglioso. La prima sensazione che ebbi nel vedere la luce fu il fortissimo desiderio di andare verso di essa.
La luce sembrava penetrare dal soffitto della camera da letto, era brillante e aveva una forma circolare. Non mi ponevo domande su cosa fosse, come la potessi raggiungere o perché tutto questo stesse capitando. Sebbene sapessi che si trattava di un’esperienza fuori dal corpo e fossi pienamente consapevole dell’esistenza della camera da letto e del mio corpo fisico sotto di me, l’unica cosa che mi premeva adesso era andare verso quella luce.
Bastò il mio desiderio per muovermi in direzione della luce. Il movimento non richiedeva alcuno sforzo. Ero ormai proiettata come un razzo verso di essa con la testa in avanti, le braccia lungo il corpo e i piedi sotto di me. La sensazione era quella di muoversi a milioni di chilometri all’ora. «Sembra proprio il tunnel che descrivono le persone al momento della morte» pensai. Eppure non mi sfiorava l’idea che una cosa del genere stesse capitando proprio a me e che potessi essere io a morire. Non avevo preoccupazioni o curiosità circa un’eventualità del genere. Ero completamente concentrata sul momento presente, senza pensare in alcun modo a cosa andavo incontro o cosa mi lasciavo alle spalle.
L’aspetto e la sensazione erano proprio quelli di trovarsi in un tunnel con una curvatura di 45°, con pareti arrotondate che mi circondavano. Non ero propriamente in grado di vedere i lati del tunnel ma c’era oscurità attorno a me, oppure la luce sopra di me era così forte che tutto ciò che mi circondava sembrava buio a confronto. Tuttavia la luce stessa era sempre sopra di me con un’angolatura di 45° e, mentre mi muovevo, tenevo la testa rivolta verso l’alto per mantenere un contatto visivo diretto con essa. La luce non mi dava fastidio agli occhi e non ne distolsi mai lo sguardo: non riuscivo a pensare ad altro se non a quanto intensamente la desiderassi e non vedessi l’ora di raggiungerla. E poi ricordo la felicità: un senso di estrema felicità, gioia ed entusiasmo.
Ricordo anche di non aver avuto in quel frangente alcuna percezione del tempo. Non avevo idea di quanto mi ci stesse volendo per muovermi a razzo lungo il tunnel e verso l’alto per andare incontro alla luce. Potevano essere 5 minuti, 5 anni o 5 secoli. Se dovessi darmi ora una spiegazione del perché la cognizione del tempo fosse così vaga penso che ciò fosse dovuto al fatto che mentre mi muovevo lungo il tunnel ero solo ed esclusivamente concentrata sul momento presente. Penso che il concetto di tempo così come noi lo intendiamo fosse semplicemente inesistente in quel momento, lì o nella luce. Il tempo non aveva importanza, né significato: era come se non esistesse. Mi trovavo in un tale stato di beatitudine da annullare ogni percezione di natura temporale.
Poi mi trovai su, in cima al tunnel e sopra di esso. Sapevo che il punto in cui c’era stato il tunnel si trovava alla mia destra e sotto di me: è per questo che adesso mi sentivo in qualche modo sopra di esso. Non so se mi trovassi nella luce, ma lì dov’ero non era possibile fare queste distinzioni: appariva tutto normale, così come doveva essere.
Poi vidi venire dalla mia sinistra un’intensa luce brillante che, avvicinandosi, si andava definendo in milioni di raggi colorati, per poi fermarsi proprio vicino a me e prendere gradualmente l’aspetto di un mio caro amico che sapevo essere in vita. Il suo viso entrò nella mio campo visivo sottoforma di raggi colorati e lo vidi sorridermi emanando i più elevati e profondi sentimenti d’amore. Fu così che mi resi conto che anch’io irradiavo i medesimi raggi colorati di energia e amore. Non mi ero accorta di essere fatta in questo modo fino a quando non notai queste caratteristiche nel mio amico. Il viso appariva il suo, ma il resto del suo “corpo” era costituito da questi raggi colorati di energia e luce.
Ricordo di quanto mi stupii della bellezza di tale energia e di essermi chiesta perché non abbiamo o percepiamo questi colori di energia di amore anche nel mondo fisico.
Comunicavamo attraverso il pensiero e la comunicazione si trasmetteva in modo istantaneo: nel giro di pochi istanti ci scambiammo il contenuto di ore e ore di conversazione e non saprei proprio come tradurre tale comunicazione in parole. Tuttavia c’è una cosa che ricordo chiaramente: il mio amico mi porgeva un regalo. Si presentava come un piccolo pacchetto incartato che ora avevo fra le mani. Com’era grazioso! Mentre lo ammiravo lì fra le mie mani non vedevo l’ora di poterlo scartare per vedere cosa c’era dentro. Il mio amico rise affettuosamente comunicandomi che il dono era in realtà il momento che stavamo vivendo. Il suo dono per me era il fatto di avermi raggiunta in quel luogo. Aveva percepito che mi trovavo lì e aveva voluto raggiungermi. Non capivo. Non so come avesse potuto saperlo né come facesse ad essere lì anche lui.
Mi resi conto che ci trovavamo entrambi su una sorta di frontiera.
Mi volsi a guardare al paesaggio che si estendeva a vista d’occhio al di là del confine sul quale il mio amico ed io ci trovavamo. Come ero felice qui! Sapevo di essere già stata qui molte volte, sebbene non ne ricordassi alcuna in particolare. C’era semplicemente questa forte sensazione di familiarità, come se fossi finalmente arrivata a Casa. Percepivo distintamente un confine ed era proprio su quel confine che io sostavo in quel momento. Il tunnel e il punto in cui avevo visto la luce si trovavano alla mia destra. Il mio amico era alla mia sinistra. Sapevo che dietro e sotto di me si trovavano la mia camera da letto e il mondo fisico. Ciò che si estendeva davanti a me era… Tutto Il Resto.
Sapevo che se avessi fatto un passo indietro mi sarei ritrovata nel mondo fisico e che se avessi fatto un passo avanti mi sarei trovata in Tutto Il Resto. Sapevo anche che se avessi fatto quel passo avanti non sarei più potuta tornare al corpo fisico, non avrei potuto completare la mia vita sulla Terra e non avrei potuto allevare i miei figli. Ricordo di averci riflettuto per un istante e di aver poi deciso che andava bene così: sarei rimasta lì. Sapevo che il trascorrere delle vite dei miei figli sulla Terra, qualora fossi rimasta lì, mi sarebbe parso non più di 5 minuti lì dove mi trovavo e poi i miei figli mi avrebbero raggiunta e saremmo stati insieme per sempre. Sapevo senza ombra di dubbio che li avrei riabbracciati e che in ogni caso sarebbero stati lì con me per sempre.
Quello che ho definito Tutto Il Resto era letteralmente tutto. Lo sentivo dentro di me: sapevo che qualsiasi cosa avessi mai potuto sentire, desiderare o pensare, lì era alla mia portata. Sapevo che li avevo accesso a tutto ed ero completamente libera. Ricordo di essermi sentita straordinariamente felice al semplice pensiero che tutto ciò che si estendeva davanti ai miei occhi era mio, o forse dovrei dire che era Me. Ed era sconfinato sia in senso spaziale che temporale. Non aveva fine. Era la totalità del mio essere ed era lì a mia completa disposizione perché lo potessi liberamente esplorare e ne potessi liberamente disporre.
Avevo quindi preso una decisione. Avevo deciso di rimanere lì. Tutto ciò che riguardava quel momento era perfetto: il mio amico che mi dava il benvenuto, il suo dono speciale per me, quei meravigliosi raggi colorati di luce e amore e la sensazione di puro amore incondizionato in cui mi sentivo immersa. Sapere che mi bastava fare un semplice passo per entrare nella mia Casa era tutto ciò che potessi mai desiderare. Non volevo altro che giungere finalmente a Casa.
La risposta che inviai telepaticamente al mio amico fu: «Non voglio più andar via». E fu in quel momento, come se avessi detto qualcosa di sbagliato, che sentii La Voce dire: «Torna indietro nel mondo fisico».
Quella che chiamo “La Voce” si riferisce a un’esperienza che ho avuto molte volte nella vita di tutti i giorni e che mi parla proprio come una voce umana, offrendomi consigli e dicendomi cose che non potrei sapere altrimenti. Negli anni avevo compreso che questo era uno dei modi in cui si manifestava la mia sensitività e in cui il mio Io Superiore mi parlava e mi consigliava. Già in precedenza mi aveva protetto da possibili pericoli o confermato che ero sulla strada giusta. Ed ecco ora La Voce qui, anche in questo luogo. Non avevo idea che ci fosse qualcun altro lì con noi finché non la sentii parlare. Sentirla mi fece trasalire e mi girai a guardare nella direzione da cui era venuto quel richiamo. Il suono della Voce veniva dalla destra e leggermente dietro di me, esattamente dove si trovava l’ingresso del tunnel. Tuttavia non vidi nulla.
Sentire La Voce è sempre un’esperienza meravigliosa e incredibile, ma io ero irremovibile e determinata a non tornare più indietro! La mia non era mancanza di rispetto per La Voce, che avevo sempre ritenuto essere la mia Guida più fidata, ma sapevo che questa era la mia vera Casa e non aveva alcun senso per me tornare indietro. Sentivo che non dovevo andar via da lì.
Mi girai a guardare il mio amico che mi stava ancora guardando sorridente, irradiando energia d’amore verso di me. Ricordo di aver pensato che non mi sarei mai lasciata convincere a lasciare questo luogo. Ero qui adesso: perché tornare indietro? Non avevo intenzione di andar via. Ero così felice in quel momento che non potevo neanche concepire un pensiero del genere.
Guardai il piccolo dono che stringevo fra le mani e lo strinsi fortemente al petto. Con delicatezza il mio amico mi disse: «Non puoi portarlo con te».
La Voce disse di nuovo: «Torna indietro nel mondo fisico». Fu in quel momento che mi resi conto che non mi stava semplicemente dicendo quello che dovevo fare: mi stava dicendo quello che sarebbe successo.
All’improvviso mi sentii risucchiare indietro così velocemente e con tale forza da non potermi in alcun modo opporre. L’esperienza di tornare indietro era molto diversa da quella che mi aveva portato verso la luce. Non ero per niente contenta. Cercai di resistere alla forza che mi trascinava indietro per rimanere lì dov’ero. Tutto ciò che riuscivo a vedere erano i raggi di luce colorata provenienti dal mio amico che diventavano sempre più sottili e più lontani, creando lo stesso effetto tunnel vissuto prima, sebbene questa volta il viaggio si rivelasse pressoché istantaneo. E così fui spinta indietro nel corpo fisico.
Ora ero sdraiata nel letto, nella stessa posizione supina in cui mi trovavo precedentemente, e avevo gli occhi aperti. La camera da letto era immersa nell’oscurità. Non c’era più il tunnel e non c’era più la luce. Non vedevo più la mia Casa. Vedevo solo il soffitto della camera da letto. Mi veniva da piangere ma ero anche molto arrabbiata. Ricordo di aver pensato: «Non è giusto! Non volevo tornare indietro! Quella era la mia Casa. La mia Casa! Perché portarmi lì e farmela vedere per poi riportarmi indietro? Non è giusto!» Rimasi lì sdraiata per un po’ cercando di indurre una nuova esperienza extracorporea, ma naturalmente senza successo.
Poi mi resi conto che il braccio sinistro era intorpidito, ma ero nel contempo intestardita da queste nuove sensazioni. Mi sfiorò l’idea che forse i valori della glicemia erano troppo bassi. Mi chiesi: «È stato questo dunque a farmi lasciare il corpo? È stato questo a farmi poi tornare indietro? Allora resto qui. Non ho voglia di controllare la glicemia. Resto qui e aspetto di morire di nuovo!» Ricordo che mi sentivo talmente arrabbiata da reagire come un bambino che fa i capricci: ma dentro di me sapevo che quell’atteggiamento non avrebbe funzionato.
Perché ero andata in quel posto? Stavo morendo? Era stato un incidente? Perché mi avevano mandato indietro? Perché mi era stata negata la scelta di rimanere? Quando il senso di intorpidimento divenne più evidente compresi di dover controllare la glicemia e malvolentieri mi alzai dal letto. Mi resi conto che il valore era 63: basso, ma non critico. Immaginai che durante l’esperienza doveva essere sceso pericolosamente e che poi era risalito permettendomi di essere ancora in vita. Ma era stato quell’evento a rimandarmi indietro al corpo fisico? O era stata La Voce a farmi tornare indietro in tempo? E chi era La Voce?
A tutt’oggi, a 15 anni di distanza, non ho ancora idea del perché non mi sia stato concesso di restare e sia stata invece mandata indietro. Tuttavia, con il passare del tempo, ricordo di essermi sentita grata del fatto di essere ancora viva e di avere la possibilità di continuare ad accudire i miei figli ed essere qui con loro. A un certo punto divorziai da mio marito a causa del rapporto difficile e traumatico che avevamo avuto, ma le cose poi migliorarono e ci sono state molte volte in cui sono stata consapevolmente grata di essere stata mandata indietro: sono tante le cose che mi sarei persa se non fossi tornata, sia in termini di esperienze di vita che di crescita spirituale. Oggi posso dire con certezza di essere contenta di essere tornata indietro.
Inoltre, ripensandoci adesso, sono anche contenta di aver conservato un ricordo così nitido della mia esperienza in quel luogo. Sono genuinamente convinta di essere stata lì svariate volte ma di non aver mai oltrepassato quel confine. Non ricordo le circostanze precise. Forse si è trattato di casualità o di anomalie per il fatto di aver avuto così tante esperienze fuori dal corpo nella mia vita. E il fatto che il mio amico (che è tuttora vivente) avesse avuto modo di essere presente in spirito su quel confine costituisce un’ulteriore prova per me che io sia stata lì in precedenza. Deve essere una cosa che è possibile fare! Il fatto che lui abbia scelto di venire lì, a darmi il benvenuto e quel dono… È una cosa che ha un grande significato per me, anche se per il momento non ne comprendo ancora a fondo le implicazioni. Ho provato ad accennarne al mio amico, ma lui non serba alcun ricordo cosciente dell’esperienza. Mi ha creduto e gli dispiace di non ricordarsene.
Una parte di me vorrebbe poter avere tutte le risposte, ma sento che, anche se ciò non è possibile, per me va bene lo stesso: le certezze che oggi ho e le cose che oggi so grazie alla mia NDE mi sono di enorme conforto. Tutte le domande che mi sono rimaste sono solo semplice curiosità.
Quello che è davvero importante è sapere con certezza che, quando morirò e lascerò per sempre il mondo fisico, la mia Casa sarà lì ad aspettarmi e potrò riabbracciare i miei cari, proprio così come sapevo con assoluta certezza, nel momento in cui ero disposta a tutto pur di non tornare indietro alla mia vita fisica, che avrei presto riabbracciato i miei figli e che saremmo poi stati lì assieme per sempre. Inoltre so che La Voce, che mi ha sempre guidato e dato consigli su cose che non potevo in alcun modo sapere, sarà ancora lì a guidarmi nell’Aldilà.
Da quando ho avuto questa esperienza, ho avuto molti incontri con persone care trapassate che mi sono venute a trovare, e questo è un altro costante promemoria del fatto che saremo sempre insieme. Immagino che se quel giorno del 2004 avessi fatto un passo avanti e oltrepassato il confine avrei trovato i miei cari lì ad attendermi. Se fosse stata veramente la mia ora, loro sarebbero stati lì.
Poiché La Voce che mi guida ha sempre saputo cos’era meglio per me e poiché in quella circostanza mi disse: «Torna indietro nel mondo fisico», so e mi è di conforto sapere con totale fiducia che quella era la cosa migliore per me. Anche se mi sono ormai riappacificata con me stessa e con il Tutto circa il fatto di essere stata obbligata a tornare indietro, mi è sempre di grande conforto sapere e rendermi conto che chi mi guida sa ciò che è meglio per me e mi tutela sempre, anche se io non sono consapevole della sua presenza.
Non dimenticherò mai l’incredibile stupore che provai quando mi resi conto che la mia Guida di sempre era anche lì. Non avevo alcuna cognizione che si trovasse lì e continuai a non averne fino al momento in cui mi parlò. Questo deve significare che chi mi guida è sempre qui con me anche quando non ne sono consapevole! Credo che questa sia una delle cose più rassicuranti e straordinarie che ho scoperto in questa esperienza. È proprio vero: non siamo mai soli!
È possibile contattare la Sig.ra Vicky Short, autrice del saggio autobiografico: Persephone’s Journey, all’indirizzo e-mail persephone092470@comcast.net. Vicky è autrice del Blog: http://www.vickyshort.blogspot.com. La sua Pagina Facebook è https://www.facebook.com/Vicky-M-Short-198267046870499/ e il suo account Facebook è https://www.facebook.com/vicky.short.7. Vicky Short è anche amministratore e moderatore globale dei forum di discussione annessi al sito Afterlife Knowledge creato da Bruce Moen (1948 – 2017). Chi desiderasse porle dei quesiti in italiano può farlo tramite questo sito e le sue risposte saranno pubblicate in calce a questo articolo.