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Come ho capito che il mio interesse innato per la fantascienza è strettamente legato alle mie ricerche sull’Aldilà

Ricordo chiaramente che c’è stata una fase nella mia vita, che va dalla nascita fin verso i cinque/sei anni, in cui ero costantemente felice senza mai avere l’impressione che mi mancasse qualcosa. La mia vita era ricolma di beatitudine e magia ed ero convinta che tutto fosse possibile, Poi, quasi dall’oggi al domani, l’incantesimo si ruppe. Ritengo che ciò sia da ascrivere al fatto che, crescendo e frequentando la scuola, la società cominciò ad interferire con le mie innate conoscenze, insegnandomi che ero un individuo separato e scollegato dal resto del mondo.

Tuttavia, la mia grande curiosità circa i grandi misteri della vita ebbe il sopravvento, e cominciai a leggere ogni sorta di libri a disposizione all’epoca che illustravano in particolare teorie scientifiche sull’universo e la storia dell’umanità, ivi inclusa l’archeologia biblica.

Trovai strano che la ricerca scientifica si basasse tanto sulla premessa che tutto è separato. Così cominciai ad interessarmi ai film di fantascienza, soprattutto se questi si basavano su forti legami affettivi fra le persone. Fu in questo modo che scoccò in me di nuovo la speranza di poter per esempio viaggiare nel tempo, per esempio nel passato, per fare una scelta diversa che evitasse un esito nefasto e portasse per esempio a salvare delle vite (per esempio Déjà Vu e La casa sul lago del tempo. Al momento sto guardando Manifest su Netflix).

Intorno ai 9 anni cominciai a sperimentare dei forti déjà vu, che duravano in genere meno di un minuto, ma che mi proiettavano in uno stato modificato di coscienza molesto sul piano fisico (sentivo come un pugno allo stomaco, un colpo sul naso e un perdurante mal di testa dopo ogni episodio) ma piacevole sul piano mentale, in cui tutto (immagini, suoni, odori, sapori) mi sembrava chiaramente già vissuto. Questi episodi si intensificarono negli anni immediatamente precedenti alla formazione della mia famiglia e si interruppero definitivamente quando nacque nostro figlio.

Intorno al 2014 mi imbattei nelle teorie di Gregg Braden (28 giugno 1954 -), uno scienziato americano che ha collaborato anche con la NASA. Designer esperto di sistemi informatici (Martin Marietta Aerospace), geologo informatico (Phillips Petroleum) e supervisore operativo tecnico (Cisco Systems), Braden è oggi considerato un’autorità nel collegare le conoscenze del passato con la scienza, la medicina e la pace del nostro futuro.

Tra il 1979 e il 1990 Braden ha operato come problem solver durante un’epoca di crisi per le 500 società della Fortune. Oggi continua ad esercitare il problem-solving nell’opera tesa a colmare il divario fra la scienza moderna e la saggezza del nostro passato per giungere a soluzioni concrete alle problematiche che attanagliano le nostre vite.

I suoi viaggi nei remoti villaggi montani, monasteri e templi del passato, uniti al suo background nelle scienze meccaniche, lo qualificano in modo particolare nel saper portare alla ribalta i benefici delle tradizioni del passato nella nostra vita di oggi.

Bradden è autore di almeno 12 opere (tra cui 5 best seller) internazionali pubblicate in più di 40 lingue ed è rinomato come uno dei pionieri nel tracciare un ponte tra scienza e spiritualità.

Ciò che ha portato Gregg Braden ad esprimere determinate teorie è stato, oltre agli studi effettuati da ragazzo e da adulto, l’aver vissuto ben due esperienze di NDE quando era ancora un bambino.

Naturalmente Wikipedia lo colloca nel calderone non meglio definito dei pensatori New-Age, sul quale non mi esprimo.

Bradden spiegava in parole semplici ed accessibili per la mia cultura non tecnica quello che cercavo di capire per identificare il ponte che potrebbe esistere fra scienza e spiritualità. Bradden spiega come per migliaia di anni tradizioni antiche, indigene e fortemente improntate alla spiritualità si basassero sul semplice presupposto che tutto è collegato, laddove la scienza, e successivamente la fisica quantistica abbiano fatto immani sforzi negli ultimi 300 anni per arrivare alle stesse conclusioni, partendo però dal presupposto che tutto è separato.

Le recenti conclusioni di alcuni esperimenti scientifici sembrano avvicinarsi a dimostrare l’effettiva esistenza di campo energetico intelligente (che alcuni definiscono campo quantico, la matrix o Dio). Nelle parole di Bradden:

«1) Il campo contiene tutte le cose: dalla prospettiva in cui la scienza lo vede ora, ogni cosa esiste in questo campo, l’universo esiste in questo campo, e nulla esiste al di fuori di questo campo. Quindi, tutte le cose che succedono, succedono in questo campo.

2) Il campo costituisce un ponte fra noi e il mondo che ci circonda, tra il nostro mondo interiore e quello esteriore. Ciò è importante perché, per esempio, quando offriamo energia di guarigione o una preghiera a una persona che si trova anche al lato opposto della terra, siamo in grado di influenzare le cose grazie a questo campo.

3) L’energia di questo campo costituisce uno specchio che riflette nel mondo che ci circonda ciò che riteniamo essere vero nel nostro mondo: tutti abbiamo convinzioni e aspettative circa ciò che è vero e possibile nel mondo: talora a livello conscio altre volte no; ma, indipendentemente da questo, il mondo conferma sempre quelle che sono le nostre reali convinzioni.

La fisica quantistica sta ora studiando come e perché:

  • Siamo tutti collegati;
  • Non ci limitiamo semplicemente ad osservare la realtà, ma contribuiamo fattivamente a crearla tramite le nostre emozioni;
  • Possiamo trovarci in più luoghi contemporaneamente e viaggiamo attivamente fra le varie dimensioni

Queste idee mi hanno aiutato a colmare il divario tra le mie conoscenze innate ed il mio fermo desiderio di ottenere prove di prima mano circa la possibilità di fare cose apparentemente impossibili, quale ad esempio visitare l’Aldilà, viaggiare nel tempo, avere esperienze spiritualmente trasformative (STE) che mi hanno portato a nuove conferme circa il potere dell’aspettativa positiva.

Mi rendo ora conto che il mio bisogno di leggere libri e vedere film che parlassero di questi argomenti e poi cercare prove di prima mano possa essere stato un promemoria (déjà vu compresi) posto in essere da quello che chiamo Io Superiore o Io Completo a beneficio del mio Io Terreno, al di là dello spazio e del tempo, in modo da non deragliare dal mio percorso terreno teso a riscoprire ciò che nella mia prima infanzia era un dato di fatto come anche del fatto che siamo potenti esseri spirituali intimamente interconnessi fra di noi e la Fonte Divina con una identità eterna e indistruttibile.

Mi rendo conto che una persona a lutto che stia cercando conferma che un proprio caro defunto sia ancora vivo abbia assolutamente bisogno di poter attingere all’aspettativa positiva. Ecco perché ritengo che le prove di prima mano ottenute a conferma delle mie conoscenze innate siano fondamentali per dimostrare che la morte non è che il risveglio dalla temporanea illusione che siamo esseri separati e in balia degli eventi e che approfondire queste tematiche sia di grande supporto in tali momenti di sconforto.

Come collaborare in squadra con altri ricercatori sul Dopo- e Oltre-Vita può intensamente stimolare esperienze di confine e contatti con i nostri cari nell’Aldilà

Essendo sempre stata curiosa circa quello che succede dopo la morte, ho passato gran parte della mia vita a studiare e far ricerche sull’argomento dai più disparati punti di vista:

  • Leggendo resoconti di prima mano circa contatti con l’Aldilà da parte di medium che operavano in trance profonda nel XIX secolo e nella prima parte del XX secolo.
  • Partecipando a corsi sulla medianità tenuti da medium professionisti.
  • Intervistando persone che avessero avuto personalmente un’esperienza di premorte.
  • Leggendo libri o articoli scritti da altri ricercatori sul Dopo-Vita o Oltre-Vita e sul soprannaturale.
  • Esplorando personalmente l’Aldilà tramite la medicazione, il sogno lucido (sogni in cui si è consapevoli di stare sognando) ed esperienze fuori dal corpo.
  • Collaborando in vari modi e il più possibile con altri ricercatori sul Dopo-Vita o Oltre-Vita per poter ottenere prove e riscontri circa le scoperte o conclusioni che poteva capitarci di trarre.

Le esperienze più intense e commoventi nate da contatti regolari con altri ricercatori sono state quelle avute nel periodo che va dal 2002 al 2012, quando facevo attivamente parte di un piccolo forum americano che aveva circa 20 iscritti provenienti da tutto il mondo e che condividevano il mutuo interesse per argomenti di natura spirituale. Era più di un semplice forum: eravamo una piccola famiglia, anche se nella maggior parte dei casi non ci conoscevamo di persona ma ci eravamo conosciuti online e avevamo al massimo avuto scambi telefonici. Avevamo in comune l’esperienza di aver perso almeno una persona cara nella vita e il fatto di essere desiderosi di poterla ricontattare.

I fondatori di qui questo forum erano David e Judy Pierce, una coppia americana le cui vite erano state sconvolte e cambiate per sempre dalla perdita improvvisa della loro adorata figlia quattordicenne Lilli a causa di un incidente verificatosi mentre attraversava la strada di ritorno dal cinema con un gruppo di amici un tragico venerdì pomeriggio del 12 novembre 1999. David e Judy sono anche i fondatori dell’associazione Friends Along the Road che si impegna fin da allora nel settore dell’aiuto alle persone a lutto tramite l’amministrazione di forum e gruppi Facebook dedicati e tramite ogni sorta di attività ed eventi finalizzati ad offrire conforto e amorevole sostegno alle persone a lutto, uno spazio virtuale in cui riposare e cercare sollievo lungo il cammino.

Una delle molte attività di questo forum molto privato era quella che veniva chiamata “Astral party”, che come il nome suggerisce aveva un che di goliardico, se mi si consente la parola, per alleggerire lo spirito con il quale veniva organizzato e gestito. Proprio perché i partecipanti erano residenti nelle più svariate aree geografiche, con fusi orari molto diversi fra di loro, questi party costituivano una sorta di incontro virtuale che poteva durare anche diversi giorni. Venivano spesso tenuti in concomitanza con il compleanno di uno dei partecipanti (oggi per esempio è il compleanno di Simona) oppure potevano essere non relazionati ad alcun evento particolare se non al plenilunio, che, secondo studi di svariata natura avrebbe per una gran percentuale di persone, un effetto sui sogni, che risulterebbero anche nel periodo immediatamente precedente e successivo alla luna piena particolarmente intensi, vividi e suggestivi.

Scopo comune era quello di poter avere un’esperienza transpersonale e/o inusuale, come contattare una persona cara nell’Aldilà o poter ricevere ispirazione su un argomento di proprio interesse. Fissata la data, o le date, ciascun partecipante si sentiva particolarmente motivato a ricevere in quei giorni un’esperienza particolare, che poteva manifestarsi in modi diversi, a seconda dell’approccio e delle proprie inclinazioni, fosse essa la meditazione, il sogno, o il sogno lucido, eccetera.  

L’esistenza di un’intenzione comune ci permetteva di concentrare le nostre intenzioni (per quanto personali e non necessariamente condivise con gli altri) come un raggio laser, portando molto spesso a risultati sbalorditivi.

Molte delle esperienze più interessanti antecedenti al 2012 di cui parlo nei miei libri e articoli sono nate grazie a questo tipo di esperienza di gruppo.

Si sono verificati anche casi in cui ospiti occasionali che non parlavano neanche l’inglese e si aggregavano per una sola volta a questo tipo di esperimento abbiano ottenuto grazie all’appoggio del gruppo e al contesto positivo che qui trovavano delle esperienze davvero eccezionali. Tali risultati sono la dimostrazione di quanto motivante ed efficace potesse rivelarsi il connubio tra aspettativa positiva e il genuino desiderio condiviso da parte dei partecipanti di quel piccolo gruppo di esploratori, Indipendentemente dal percorso individuale e dalle circostanze dei singoli. Il forum si chiama Lilli Pierce and the Big Trip per il quale ringrazio sempre la continua dedizione e il preziosissimo contributo di David e Judy Pierce.

 

Giulia Jeary Knap, autrice dei libri L’Aldilá é a portata di mano,  La verità sulla reincarnazione e di altre pubblicazioni riportate nella Pagina Amazon: http://amazon.com/author/giuliajearyknap

Un secondo stralcio dal mio libro “L’Aldilà è a portata di mano”

Giulia Jeary Knap, autrice dei libri L’Aldilà è a portata di mano: Tre metodi collaudati per mantenere personalmente i contatti con chi ci ha preceduti nel Dopo-Vita, La verità sulla reincarnazione: Conforto e sollievo da un concetto spesso ambiguo e di altre pubblicazioni riportate nella Pagina Amazon: http://amazon.com/author/giuliajearyknap

Ma è proprio vero che la persona cara non c’è più o non è più raggiungibile? Non è che magari siamo sintonizzati sul canale sbagliato, che la persona ci stia in realtà chiamando, parlando, mostrando delle cose… e noi non ce ne accorgiamo? Non è che magari la persona cara è proprio qui al nostro fianco e noi non ce ne rendiamo conto, pensandola in tutt’altro inaccessibile luogo?

In questo libro vedremo come ci si sente ad essere “disincarnati”, come ci si sente a tentare di comunicare con i nostri cari che piangono e non ci vedono, leggeremo qualche descrizione del meraviglioso mondo dell’eterna primavera, descritto da tanti spiriti disincarnati, dove i nostri cari pazientemente attendono che noi ci accorgiamo della loro presenza, proprio qui, in mezzo a noi, e di come essi stessi affermino che è molto più facile comunicare con una persona affettivamente cara (parente o amico) che non con un “tecnico delle comunicazioni”.

Scopriremo tre metodi collaudati, studiati per funzionare in momenti diversi, e a seconda delle situazioni e degli stati d’animo, con cui poter consapevolmente controllare e tenere traccia di un contatto che continua, incrollabile, a dispetto della dissoluzione del corpo fisico.

I tre metodi che esamineremo in questo libro saranno presentati in tre capitoli distinti. Essi sono:

  1. Contatto da svegli in un quieto stato meditativo
  2. Addormentamento consapevole
  3. Il sogno e il sogno lucido

Cosa più importante, scopriremo che il metodo prescelto, o magari più di uno, sono alla nostra portata, che noi possiamo metterli in atto con estrema facilità, purché lo vogliamo e ci concentriamo, e siamo disponibili a disinvestire un po’ delle nostre energie fisiche e mentali dal gioco di ruoli che ci tiene quotidianamente imprigionati, per destinarlo all’immensamente più libero, arioso e prezioso rapporto affettivo sempre vivo che ci lega ai nostri cari, sia in questa vita che nell’altra.

 

L’Aldilà è a portata di mano: Tre metodi collaudati per mantenere personalmente i contatti con chi ci ha preceduti nel Dopo-Vita di Giulia Jeary Knap è disponibile su AmazonSteetLib e Youcanprint. Per ulteriori informazioni: http://fracieloeterra.org/Aldilà

Le esperienze fuori dal corpo

Esplorando i mondi sottili” e “Le esperienze fuori dal corpo” GRATIS su Amazon fino alla mezzanotte PDT del 6 maggio 2019

 

Negli ultimi 25 anni mi è spesso capitato di sentire persone estremamete interessate ai viaggi astrali che lamentano il fatto di non riuscirci. Spesso mi sento dire che lo faccio sembrare così facile, quando racconto qualche aneddoto, mentre in realtà non è così. Ho quindi pensato di citare un in questo articolo le mie argomentazioni così come riportate nel libro  per spiegare perchè ritengo molto più allettante e semplice imparare ad avere sogni lucidi (a rendersi, cioè, conto in un sogno di stare sognando) e perchè considero quest’ultimo il mio metodo preferito di contatto con i nostri cari nel mondo dello spirito.

“I cosiddetti viaggi o esperienze “fuori dal corpo” o OBE (dall’acronimo inglese Out of the Body Experiences”, abbreviato anche in O.O.B.E.) si verificano quando, spontaneamente o volontariamente, la mente si sveglia mentre il corpo dorme.

Nel mio caso, il fenomeno si era presentato spontaneamente durante l’adolescenza, almeno quindici anni prima di poterne capire a fondo il significato. In pratica mi capitava che, se rimanevo sveglia a studiare fino a tardi, o se mi addormentavo esausta per un’oretta nel pomeriggio (in altre parole, se il mio corpo risultava particolarmente stanco, ma la mente lo era meno, oppure era sovraeccitata dallo studio quando il mio corpo era ormai esausto), mi svegliavo all’improvviso con la mente, incapace di controllare il corpo fisico.

La sensazione, che molti studenti e atleti conoscono, di svegliarsi con la mente in un corpo paralizzato, di non riuscire neanche a sollevare le palpebre, con un ronzio o una vibrazione forte nella testa, di cercare di gridare senza riuscire ad emettere neanche un sussurro, era tutt’altro che piacevole.

Solo in anni recenti ho scoperto che l’anomalia, denominata in questa sua prima fase “paralisi del sonno”, era dovuta al fatto che durante il sonno REM il tono dei muscoli scheletrici scompare completamente; questo fenomeno, detto atonia muscolare, si associa alla paralisi funzionale dei muscoli scheletrici. Durante il sogno non si è perciò in grado di muoversi; se così non fosse, ogni episodio di sonno REM si accompagnerebbe a un’intensa agitazione motoria, dettata dalla necessità di mimare le azioni compiute in sogno.

Chi dunque, a causa di questa disarmonia fra lo stato di stanchezza del corpo e lo stato di vigilanza della mente, si sveglia con la mente mentre il corpo dorme, può avere la spiacevole sensazione di essere prigioniero in un corpo paralizzato, il che si accompagna naturalmente a sentimenti di ansia, paura o terrore, sebbene l’esperienza sia in genere oggettivamente piuttosto breve.

Personalmente, una volta rassegnatami al verificarsi di questi episodi e aver escluso di avere qualche grave malattia, avevo inventato da ragazza un sistema per uscire da queste situazioni, risvegliando il corpo: immaginavo di compiere un atto che richiedeva un alto grado di concentrazione, come quello di dissociare il movimento delle mani facendo loro compiere gesti di tipo diverso (muovendone una in senso circolare e l’altra su e giù, tanto per fare un esempio), e questo bastava a risvegliare il corpo.

Gli episodi di paralisi notturna, con le loro spiacevoli vibrazioni e le mie tecniche di risveglio continuarono per molti anni. Ce ne vollero, infatti, una quindicina per scoprire che, quando la mente si sveglia nel corpo addormentato (in inglese, parlando di OBE, si usa proprio l’espressione “mind awake – body asleep”), la coscienza è libera di abbandonare il corpo e di spostarsi in uno stato di totale vigilanza su altri piani e in altre dimensioni. In particolare, chi ha familiarità con questo argomento, parla in genere di “piano astrale”, sul quale ci muoveremmo con questo secondo corpo, più sottile, chiamato appunto “corpo astrale”.

Secondo gli “addetti ai lavori” tutti e tutto avrebbero una propria dimensione o versione “astrale”, che ha una propria esistenza parzialmente indipendente dalla dimensione fisica, si modifica e si muove con molta più fluidità e facilità in risposta ai nostri pensieri e “funziona” talora autonomamente anche quando siamo svegli. Ad esempio, mi è capitato più di una volta, mentre ascoltavo qualche conferenza un po’ noiosa o ero io stessa leggermente assonnata (e dunque vicina allo stato di dormiveglia) di vedere gli spettatori accanto a me muoversi, girarsi, guardarsi intorno, rivolgersi al proprio vicino, mentre la loro controparte fisica era pressoché immobile ad ascoltare il relatore. Mi è anche capitato, in stato di dormiveglia, di vedere mio marito aggirarsi per la casa e fare come suo solito dei piccoli lavoretti, mentre la sua controparte fisica si trovava a più di cento chilometri di distanza.

Ebbene, questo è quello che io chiamo “corpo astrale”: un corpo non vincolato dalle leggi dello spazio e del tempo, libero di fare le cose che noi ci limitiamo a sognare ad occhi aperti e, durante le OBE, solido e tangibile quanto uno spirito disincarnato, tanto da poter toccare i nostri cari nell’Aldilà e parlarci senza problemi.

Infatti, in base all’esperienza da me maturata successivamente, quando il corpo fisico dorme e la mente è sveglia, quest’ultima può con il corpo astrale camminare o volare nella versione astrale della camera da letto e del resto della casa, volare nel circondario, raggiungere in un battibaleno luoghi lontanissimi e incontrare altre persone sveglie o anch’esse addormentate e girovaganti nei propri corpi astrali, fino a incontrare persone defunte e visitare i luoghi dove esse risiedono; a quanto ho visto, esistono anche luoghi intermedi di incontro, per queste riunioni con i trapassati, come esiste la possibilità di muoversi nel tempo e incontrare la versione futura o passata dei propri cari.

Nel mio caso, la vera e propria scoperta del nuovo mondo cui le paralisi notturne potevano portarmi avvenne per caso: avevo ventinove anni ed ero particolarmente stressata perché, essendo stata da poco promossa e trasferita presso la sede milanese dell’azienda per la quale lavoravo, vivevo in albergo da ben quattro mesi, senza riuscire a trovare un appartamento in affitto. Una notte, intorno a mezzanotte, stavo appunto cominciando ad assopirmi, quando mi si presentò la familiare sensazione di pesantezza delle membra e di ronzio nella testa. Questa volta però, invece di dibattermi in un corpo paralizzato, fui sbalordita nel constatare che le mani e le braccia “volavano via”, svincolate dalle braccia vere … Scioccata, d’istinto le tirai giù, risvegliandomi completamente.

Cos’era successo? Ero forse impazzita?

In realtà, scoprii quasi subito, ragionando sulle poche cose che avevo sentito fino a quel momento sui viaggi fuori dal corpo, che i miei arti fisici erano rimasti in quel frangente paralizzati come sempre; io stessa (o sarebbe forse meglio dire il mio corpo), ero momentaneamente scivolata nel sonno: a volar via erano state le “altre braccia”, quelle che vengono attribuite al corpo astrale, testimone la mia mente o coscienza (difficile operare un distinguo fra le due in momenti così concitati), che era rimasta invece vigile e lucida a registrare l’episodio.

Esercitandomi e facendo pratica nelle settimane e nei mesi che seguirono, scoprii che, quando la mente si svegliava mentre il corpo dormiva, questo non costituiva più una barriera: non era più solido, ma cedevole e poroso, fatto di un’energia che poteva essere tranquillamente attraversata. Non solo potevo uscire da quel corpo, ma potevo infilarci dentro le mani astrali, così come potevo attraversare il materasso o i muri, avvertendo talora come una sorta di tenue vibrazione o pizzicorino. Potevo galleggiare fin sotto il soffitto come un palloncino, o scendere giù a pochi centimetri dal pavimento, oppure potevo specchiarmi e vedere il mio corpo astrale.

Quella di specchiarmi divenne ben presto un’abitudine consolidata che mi sono portata dietro fino ad oggi. Poiché mi ripugnava l’idea di guardare il mio corpo addormentato nel letto, per quanto non avessi problemi a toccarlo e mi incantavo ad ascoltare il ritmico suono del suo respiro, trovavo che specchiarmi con il corpo astrale costituiva comunque un’impresa piuttosto audace, e negli anni ho scoperto che mi consentiva anche di avere un’idea più o meno precisa del mio stato d’animo a livello profondo, in modi molto più chiari di quanto il corpo fisico lasciasse trapelare.

Ad esempio, nei primi tempi delle mie sperimentazioni ero una persona piuttosto solitaria, in quanto vivevo a circa quaranta chilometri dal posto di lavoro e non avevo amici in città. Inoltre attraversavo un periodo di tristezza, a causa del recente trasloco dal Piemonte, e, nonostante le soddisfazioni sul lavoro, non ero tutto sommato quella che si può definire una persona felice.

Le prime volte che, durante i miei viaggi fuori dal corpo, mi specchiai per vedere che aspetto avesse il mio corpo astrale, fui sorpresa nel constatare che, mentre il mio volto fisico se ne andava in giro sapientemente truccato con capelli in ordine e orecchini diversi tutti i giorni, quello astrale appariva emaciato, con ecchimosi e cerotti, i capelli erano in disordine (una volta portavo addirittura i bigodini) e i vestiti erano sempre sciatti o rovinati. Fortunatamente ero anche dotata di un formidabile intuito, per cui non mi lasciai prendere dallo sconforto e attribuii immediatamente quelle immagini al mio io emozionale, triste e solitario.

Nel corso degli anni, mi sono specchiata numerosissime volte durante le mie OBE, e con la maternità e il formarsi della mia famiglia ho visto l’aspetto del mio corpo astrale diventare sempre più bello, giovane e gioioso.

Un’ultima divagazione sull’immagine che mi rimandano gli specchi astrali lo destino ad un periodo più recente, in cui, colpita da una brutta malattia e soggetta a mesi di terapie che mi avevano fatto temporaneamente perdere i capelli, mi sono vista in uno specchio collocato in un ambiente molto più ampio e luminoso della mia casa materiale, e con una stanza in più appositamente destinata al riposo e alla ripresa fisica. L’immagine che mi rimandava lo specchio era quello di una bella donna, almeno dieci anni più giovane e con capelli fluenti: l’unica stranezza erano gli occhi velati di una rossa patina di paura. In quell’occasione, capii quanto era cruciale, ai fini della guarigione, superare la paura e guardare al futuro con fiducia. Mesi dopo, dopo essermi sottoposta a una TAC di controllo che mi aveva finalmente tranquillizzato, ho avuto il piacere di specchiarmi ancora sul piano astrale, e di vedere il mio volto impreziosito da due enormi occhi verdi, liberi ormai dalla patina della paura.

A questo proposito, cito una curiosità: nel settembre 2010, due anni prima delle terapie che mi avrebbero fatto perdere i capelli, in un’OBE avevo chiesto di poter incontrare il Maestro Gesù, cui sono sempre stata affezionata specie per il suo amore per i bambini. Mi ero ritrovata in una pineta ricchissima di colori e di profumi, ma nel contempo (fatto straordinario) potevo rimirare il cielo stellato come se fosse notte. Gesù insegnava in una sorta di istituto, ma in quell’occasione uscì appositamente per incontrarmi. Aveva il suo “look” tradizionale, con barba e capelli lunghi, ma era vestito con moderni abiti casual: jeans e camicia con maniche risvoltate all’altezza dei polsini. Guardandomi negli occhi, mi trasmise un pensiero tratto dalle Scritture, ma straordinariamente rivelatore con il senno di poi: mi fece intendere che sapeva finanche quanti capelli avevo sulla testa!!!

Per tornare brevemente agli specchi, desidero solo sottolineare che, oltre a riflettere la mia immagine, e quella di eventuali entità vicine a me, questi si sono rivelati negli anni dei portali eccezionalmente efficaci per trasferirmi velocemente dal piano astrale in cui mi trovo al “luogo” in cui desidero andare, specie se si tratta di incontrare qualche persona in particolare, vivente o defunta che sia.

 

 di Lewis Carrol è il libro che probabilmente mi ha maggiormente affascinato e influenzato da bambina circa l’uso degli specchi come portali verso altre dimensioni.

 

Facciamo ora un passo indietro, e torniamo alla notte in cui mi erano “volate via” le braccia, nell’autunno del 1990. Da quel momento in avanti cominciai a leggere tutto quello che potevo sull’argomento dei viaggi astrali. All’epoca non potevo contare su internet, e non era facile affrontare un tema del genere con la mia normale cerchia di conoscenze senza sembrare quantomeno “strana”. Il primo libro che mi assorbì completamente fu I miei viaggi fuori dal corpo di Robert Monroe. A questo ne seguirono numerosi altri. Leggevo e mi esercitavo. Essendo single potevo davvero sbizzarrirmi. Il sabato e la domenica, nel mio monolocale, staccavo telefono e citofono e mi davo all’esplorazione.

Tenendo un diario dei sogni e delle OBE, potei scoprire che un’esperienza in parte simile al viaggio astrale, molto comune, è quella in cui, durante un sogno, ci si rende conto di stare sognando e allora si riesce in modi più o meno diretti ed efficaci a controllare quello che avviene nel corso del sogno stesso. Si tratta dei cosiddetti “sogni lucidi”, in cui siamo ancora parzialmente immersi in uno stato di coscienza onirico, per cui anche cose strane o improbabili possono continuare ad apparire normali.

Anche se nell’ambito del sogno lucido esistono vari gradi di lucidità, che possono essere volontariamente accentuati fino ad arrivare all’OBE, nell’OBE propriamente detta la mente è comunque pienamente sveglia, anche se le nostre priorità possono variare leggermente da quelle dello stato di veglia a causa delle prospettive più ampie che abbiamo. Grazie a questa dicotomia, si ha la chiara cognizione di muoversi con un corpo simile a quello fisico, ma diverso, non soggetto alle leggi del mondo fisico, nella dimensione di cui abbiamo appena parlato.

Queste esperienze, spontanee o volute, sono andate avanti per ventisei anni, regalandomi episodi unici e commoventi. Con il tempo, l’esperienza, le letture e le riflessioni sull’argomento, mi sono resa conto che i “luoghi” che i miei viaggi astrali mi consentivano di visitare non erano tanto “fuori” dal corpo fisico, come il nome di questo fenomeno suggerisce, ma piuttosto dimensioni interiori della coscienza e dello spirito, sebbene questo rimanga un tema aperto, dal momento che i concetti di “dentro” e “fuori” non hanno la stessa importanza che gli attribuiamo al di là del piano strettamente fisico

In altre parole, se durante la veglia, nel nostro stato di coscienza ordinario, qui sul piano fisico, tutto quello che vediamo e tocchiamo ha una parte interna e una parte esterna, al di là di questa nostra dimensione, i concetti di “dentro” e “fuori” cessano di avere importanza, per cui anche disquisire su se il piano astrale si trovi “fuori” dal piano fisico, come una sorta di guscio energetico che lo circonda, oppure “dentro” di esso, come una sorta di parte estrema del nucleo spirituale che costituisce la nostra essenza, diventa pura teoria, e forse non ha alcuna importanza.

William Buhlman, uno dei massimi esperti americani nel campo delle OBE, è uno studioso che ha voluto appunto porre l’accento sull’idea che la proiezione astrale sia in realtà un viaggio interiore. Da parte mia, posso dire che questa particolare chiave di lettura mi ha liberato da molte paure, prima fra tutte quella di poter rimanere “chiusa fuori” dal corpo, o di vedere definitivamente troncata la cosiddetta corda d’argento che legherebbe il nostro corpo astrale a quello fisico mentre se ne va in giro fuori dal corpo.

Ma indipendentemente da queste speculazioni, resta il fatto che, se è vero che negli anni delle prime sperimentazioni mi sono concentrata sull’esplorazione del piano più vicino a quello fisico, non è passato molto tempo prima che il desiderio di visitare i miei cari nell’Aldilà prendesse il sopravvento.

(…) desidero sottolineare un’ultima volta quanto il viaggio astrale non costituisca altro, a mio parere, che uno stato di maggior lucidità rispetto al sogno lucido, ovvero il sogno in cui si è consapevoli di sognare. Desidero anche puntualizzare, ancora una volta, che il sogno lucido, se lo si desidera, può costituire un trampolino di lancio per il viaggio astrale, in quanto, quando si è consapevoli di sognare e si ha a disposizione una buona fetta di consapevolezza circa quello che sta succedendo, si può anche fare la scelta precisa di amplificare il proprio grado di lucidità, passando ad un’OBE vera e propria.

Anche se a questo punto potrebbe sembrare superfluo, colgo l’occasione per sottolineare il mio totale dissenso con studiosi, praticanti e insegnanti del sogno lucido quali Charlie Morley, che considerano il 99% dei soggetti incontrati in un sogno lucido come personaggi onirici (o P.O.), ovvero semplici prodotti della mente del sognatore. Sebbene condivida con tali ricercatori il concetto più ampio che questa vita sia in realtà simile a un sogno dal quale con la morte ci risveglieremo nella nostra più grande realtà di appartenenza, non trovo questo un motivo valido per negare l’assoluta autenticità ed individualità degli spiriti incarnati o disincarnati con cui possiamo relazionarci sia nello stato di veglia che in altri stati modificati di coscienza, come il sogno e le OBE.”

[Brano tratto da ]

Il motivo per cui in genere non incoraggio le persone a imparare ad avere esperienze di OBE è perhè, in tali esperienze la mente e pienamente vigile, per cui tutti i filtri logici, critici e razionali con i quali discriminiamo la realtà nella vita di tutti i giorni possono intralciare la comprensione di ciò che ci sta accadendo. Al contrario, nel sogno lucido, la mente che ci accompagna nella vita di veglia è parzialmente “sedata” e in grado di cogliere intuizioni e idee di cui potrebbe sfuggirci il senso quando siamo svegli.

Il motivo per cui faccio spesso riferimento alle più tangibili esperienze di OBE quando parlo delle varie tecniche per contattare i nostri cari nell’Aldilà è semplicemente quello di fornire prove pratiche a supporto della veriticità delle esperienze che sono invece pienamente accessibili a tutti tramite sogni, sogni lucidi e in un quieto stato meditativo.