Stavo dormendo quando avvertii la presenza di una persona in corridoio. Mi resi conto di essere sveglia ma nel corpo astrale. Mi alzai e mi avviai in corridoio per vedere cosa stava succedendo. Con mia enorme sorpresa mi ritrovai davanti una mia congiunta (che chiamerò Lucia) che all’epoca dei fatti aveva venticinque anni, undici meno di me, e viveva – come vive tutt’ora – a circa 800 km da dove vivo io. Quello che però appariva strano era che Lucia dimostrava circa dieci anni in più della propria età. Aveva i capelli più lunghi di come ero abituata a vederla, ed erano di una tonalità leggermente più chiara (biondo, anziché biondo scuro). Era vestita in modo fine ed elegante, come se il suo tenore di vita fosse decisamente elevato (all’epoca dei fatti vestiva in modo casual, essendo ancora una studentessa che viveva con i genitori).
Compresi che Lucia mi stava facendo visita dal futuro e decisi prontamente di chiederle delle informazioni. Per prima cosa le chiesi di mio marito, se stava bene, perché all’epoca attraversava una delicata situazione di salute. Lei mi rassicurò. Poi le chiesi se si era sposata (all’epoca dei fatti non mi risultava avere impegni sentimentali). Mi disse che sì, certo, si era sposata, e mi disse anche il nome di suo marito, usando un diminutivo particolare. Ma io notai nel contempo uno sguardo triste nei suoi occhi, nonostante il decisivo benessere economico di cui pareva godere. Mi disse una frase del tipo: “Non ne è valsa la pena”. Intuii che questo aveva in qualche modo a che fare con il suo tenore di vita. Poi l’esperienza finì e mi svegliai.
L’indomani mi precipitai a telefonare a Lucia per raccontarle la mia esperienza (eravamo molto legate e ci sentivamo anche più volte al giorno anche se, vivendo a una notevole distanza l’una dall’altra, io non sapevo delle sue amicizie più recenti), ma, per non condizionarla negativamente, non le parlai della parte brutta dell’esperienza, della sua tristezza, della sua sensazione che non ne fosse valsa la pena. Con grande stupore scoprii che da pochissimo aveva cominciato a frequentare un ragazzo. Il nome del ragazzo era diverso dal diminutivo, ma Lucia meravigliatissima mi disse che il nome con il quale lo avevo sentito chiamare nella mia OBE era quello con cui fin da piccolo era chiamato in casa dai suoi (genitori e fratelli) anche se nessun altro lo chiamava così. La meraviglia fu naturalmente reciproca.
L’esperienza venne accantonata per un po’, anche a titolo di scaramanzia, sebbene io continuassi ogni tanto a pensarci con una certa trepidazione, per quella frase “Non ne è valsa la pena“. In particolare sapevo che Lucia teneva moltissimo ad avere dei bambini, ma una diagnosi relativa a diverse problematiche sembrava segnarla in senso negativo. Tre anni e mezzo dopo questa OBE Lucia e il suo ragazzo si sposarono. Lui aveva avuto modo di vagliare varie opportunità di lavoro, e aveva optato alla fine per un impiego da capo-contabile, con molte ore di lavoro al giorno e uno stipendio modesto. Lucia invece si dedicava anima e corpo a superare i problemi che le impedivano di avere figli. Il loro tenore di vita non era quello che avevo visto nella mia OBE. Intanto, con l’avvicinarsi della scadenza dei 10 anni, mi rendevo conto, ricevendo delle foto via e-mail, che Lucia portava i capelli decisamente più lunghi e che li aveva schiariti di un paio di toni.
Dopo lunghe traversie su cui non sto a dilungarmi nacque, pochi anni prima dello scadere della data temuta, la prima bambina, che rese felicissimi Lucia e suo marito, seguita a ruota da un fratellino. Ora, a distanza di quindici anni dalla mia esperienza, sono una famiglia felice di 4 persone, ma non hanno certamente il tenore di vita che avevo intuito dalla mia OBE.
Conclusioni? Decisamente l’OBE rispecchiava fedelmente una serie di fattori chiave (in particolare il matrimonio con una persona specifica, la salute di mio marito) e altri fattori meno importanti (taglio e colore dei capelli di Lucia), ma una variabile non era stata confermata: il tenore di vita. Sembrerebbe che la scelta del lavoro di lui e la decisione di Lucia di dedicarsi anima e corpo alla famiglia abbiano costituito la variabile che ha scongiurato lo scenario da me visto, quello per il quale “non ne era valsa la pena”.
Che dire? Io sono certa che noi tutti godiamo del libero arbitrio, non solo nella vita fisica ma anche da disincarnati, e ritengo anche che possiamo occasionalmente, dal QUI e ORA, affacciarci alla finestra del tempo non lineare e dare una sbirciatina alle nostre “probabilità”. Come abbiamo visto, questo lo si evince anche da tante persone che hanno avuto un’esperienza di premorte, hanno visto il futuro dei propri cari senza di loro e hanno deciso di tornare dall’Aldilà, di re-Incarnarsi, per modificare quel futuro.
Quello che resta da stabilire è il tipo di dimensione in cui esistono le diverse alternative. È probabile che esse esistano a un livello diverso da quello che viviamo nella vita di tutti i giorni, e che, se non si concretizzano sul piano fisico, vadano comunque ad amalgamarsi al nostro vissuto per dare forza e saggezza alle nostre scelte future.
È in questo senso che mi sento di appoggiare la dichiarazione di Brooker quando dice: «Non esiste una successione lineare di esistenze per le varie sfaccettature, e poiché esiste solo il PRESENTE, la reincarnazione non ha validità oltre il piano fisico/astrale. (…) Ciascuna sfaccettatura è indipendente e la persona non è obbligata ad accettare di vivere tutte le vite rappresentate da tali sfaccettature. (…) Il nostro sé superiore sta già raccogliendo i benefici del passato, del presente e del futuro, ed è in contatto con tutti questi periodi».
@ Giulia Jeary Knap, luglio 2014